L’immobiliare nell’Antica Roma

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Nell’antica Roma, come nell’attuale Roma, la ricerca di un’abitazione era ed è impresa ardua.

La maggior parte della popolazione pensa all’affitto, mentre solo i più economicamente abbienti potevano permettersi una casa di proprietà. La storia si ripete, sempre. No?

Dove vivevano gli antichi romani?

Innanzitutto, a livello storico, è doveroso fare una distinzione: i ricchi abitavano nelle domus, mentre la maggior parte dei romani viveva nelle insulae, in affitto.

L’insula è un tipo edilizio, simile agli attuali condomini composti anch’essi da più piani dove gli alloggi dei piani superiori venivano affittati dai plebei. Questi alloggi erano spesso bui e mal ventilati, l’unica fonte di luce era data da bracieri e lampade ad olio.

Visto che le insulae si sviluppavano in altezza, quelli che comunemente oggi per noi sono attici, erano, nell’antica Roma, i luoghi meno ambiti dove vivere. Raggiungere l’ultimo piano si traduceva in scale da dover salire ogni giorno.

Spettava all’imperatore stabilire regole ufficiali per queste abitazioni, come ad esempio fissare l’altezza massima di una insula. L’imperatore Augusto fissò il limite a sette piani mentre l’imperatore Traiano lo abbassò a sei.

In sostanza, più scale si salivano, più il prezzo scendeva.

 

 

 

Le domus, invece, dove risiedevano i patrizi, era più o meno così disposte.

La prima stanza in cui si veniva accolti era il vestibulum, ovvero un corridoio che portava all’interno dell’abitazione, verso l’atrium, il cortile che accoglieva al suo interno l’impluvium, cioè una vasca rettangolare con la funzione di raccogliere l’acqua piovana in una cisterna sotterranea.

Tra le stanze principali c’era sicuramente il tablinum, stanza studio del padrone e, esternamente, l’hortus, il giardino. Le altre stanze, dette cubicula, erano piccoli ambienti destinati a camera da letto. Solitamente, l’abitazione era ad un solo piano dove la luce penetrava da un’apertura del soffitto dell’atrio (compluvium).

 

Sulla base dei ritrovamenti catastali dell’epoca, a Roma si contavano 46.602 insulae contro le 1.797 domus!

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Canone di locazione  nell’Antica Roma

Una casa a Roma costava quattro volte di più che nel resto d’Italia. Sorpresi?

Secondo quanto riportato dello storico Jérome Carcopino, un semplice alloggio in affitto costava 2.000 sesterzi l’anno. Per fare un confronto e capire a quanto ammonti questa somma, basti pensare che un semplice bracciante poteva guadagnare fino a 5 sesterzi al giorno.

Per “arrivare alla fine del mese” e cercare di recuperare qualche spicciolo, molti inquilini subaffittavano gli spazi inutilizzati dell’abitazione.

E se i proprietari immobiliari oggi possono essere permissivi nel prolungare la scadenza del pagamento del canone, ai tempi dell’Antica Roma non si poteva scherzare. Si racconta infatti che per convincere un inquilino a pagare il proprio canone, gli amministratori e i proprietari delle insulae si spingevano fino a murare la porta di casa o a rimuovere la scala di legno che consentiva l’accesso all’alloggio, segregando gli inquilini in casa!

insulae romane e domus

Gli antichi contratti di locazione

Come già riportato, le insulae venivano gestite da veri e propri amministratori incaricati direttamente dai proprietari degli immobili, spesso famiglie aristocratiche. Le due parti quindi siglavano un vero e proprio accordo:
il proprietario dava in locazione tutti i piani dello stabile direttamente all’amministratore, per una durata di 5 anni, con in cambio il canone dell’appartamento al piano terreno, ovvero il più pregiato. Solitamente il costo di locazione si aggirava attorno a 3.000 sesterzi l’anno.

Il mercato immobiliare delle locazioni nell’Antica Roma veniva rinnovato ogni anno.
I contratti infatti entravano in vigore il 1° luglio, annualmente.

Salvo per gli alloggi con contratti con durata maggiore, era molto probabile che fin dai primi giorni di giugno, accompagnati dell’amministratore, nuovi e potenziali inquilini visitassero l’abitazione. Questa rappresentava una strategia, da parte di abili agenti immobiliari del passato, per fare pressione sull’inquilino e cercare di aumentare il prezzo di affitto annuale.

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