Il diritto di abitazione è un diritto reale di godimento su cosa altrui, regolato dell’articolo 1022 del Codice Civile:
In breve, il diritto di abitazione dà la facoltà di permanere in un immobile di cui non si è proprietari.
Le caratteristiche del diritto di abitazione
1. La prima caratteristica di questo diritto è la sua natura personale, ovvero il godimento del bene immobile spetta esclusivamente all’habitator (chi gode del diritto di abitazione) e alla propria famiglia, che potrà alloggiarvi relativamente ai propri bisogni. Il titolare del diritto, infatti, può abitare nella casa con il proprio coniuge e i figli o qualsiasi altro stabile convivente, anche se questi non sono diretti titolari del diritto.
Secondo quanto riportato nell’articolo 1023 c.c., per famiglia si intende il coniuge, i figli ed eventuali genitori del titolare o fratelli/sorelle che con lui convivano, nonché il convivente. In aggiunta, sono compresi anche i figli nati dopo che è cominciato il diritto d’abitazione, nonché i figli adottivi e quelli riconosciuti, anche se l’adozione, il riconoscimento o l’affiliazione sono seguiti dopo che il diritto era già sorto. Ancora, sono ricomprese anche le persone che convivono con il titolare del diritto per prestare a lui o alla sua famiglia i loro servizi come domestici e badanti.
2. La seconda caratteristica è che non è possibile godere dell’immobile in maniera diversa dal naturale diritto di abitazione, non è possibile quindi adibire l’immobile a negozio o in altri modi che abbiano uno scopo diverso dall’abitazione fine a sé stessa. L’oggetto, infatti, può comprendere solo beni immobili che presentano i requisiti di abitabilità.
3. La terza caratteristica riguarda le persone giuridiche, che sono escluse dal diritto di abitazione.
4. La quarta caratteristica regola la locazione dell’immobile. Non è possibile dare o cedere la proprietà in affitto, soprattutto se ha lo scopo di trarne profitto.
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Come si costituisce il diritto di abitazione
Le modalità con le quali si può costituire il diritto di abitazione sono le seguenti:
- tramite contratto tra il proprietario dell’immobile e l’utilizzatore, in questo caso è necessaria la forma scritta;
- tramite testamento, un padre che ad esempio lascia il diritto di abitazione della propria abitazione perché non autosufficiente economicamente;
- per legge, si pensi ad esempio al coniuge superstite rispetto alla casa coniugale;
- per sentenza del giudice, nel caso di divorzio o separazione all’ex moglie a cui vengono affidati i figli le viene concesso di rimanere nell’abitazione di proprietà del marito;
- tramite usucapione, tramite uso ventennale del bene.
Come si estingue il diritto di abitazione
Le modalità con le quali si può estinguere il diritto di abitazione sono le seguenti:
- morte del titolare del diritto di abitazione;
- rinuncia del titolare;
- scadenza del contratto;
- perimento del bene;
- prescrizione;
- consolidamento, ovvero il titolare del diritto di abitazione diventa proprietario del bene.
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Obblighi del beneficiario del diritto di abitazione
Dal punto di vista economico, la persona che beneficia del diritto di abitazione, quale habitator, deve far fronte alle spese legate all’utilizzo dell’immobile quali pagamento delle bollette dell’acqua, del gas, dell’elettricità e così via. Inoltre, è sempre lui a dover far fronte alle spese relative alla manutenzione ordinaria, quali sostituzione di un vetro rotto, cambio di un rubinetto, eccetera.
Le spese straordinarie, invece, sono a carico del proprietario dell’immobile.
Gli altri obblighi a carico del titolare del diritto sono:
- rispettare la destinazione del bene;
- utilizzare la diligenza del buon padre di famiglia mentre si serve del bene;
- restituire l’immobile al proprietario nello stesso stato in cui si trovava al momento in cui l’ha ricevuta.
